Ma la fotografia contemporanea è ancora un linguaggio per tutti?

Nel panorama della fotografia contemporanea, sembra sempre più difficile trovare un linguaggio capace di comunicare davvero. Le immagini si moltiplicano, i progetti si sovrappongono, e spesso non si capisce più il senso delle fotografie né quello delle spiegazioni che le accompagnano. I testi critici diventano complessi, talvolta criptici, e finiscono per allontanare il pubblico invece di avvicinarlo.

Eppure la fotografia è nata come linguaggio universale, uno strumento diretto per raccontare emozioni e realtà. Se oggi diventa un discorso chiuso, comprensibile solo a pochi addetti ai lavori, allora rischia di perdere la sua funzione più autentica cioè quella di essere un mezzo di comunicazione visiva aperto e accessibile a tutti. Fotografare non significa solo guardarsi dentro, ma anche cercare un dialogo con chi osserva.

Ogni immagine, anche la più intima, trova senso solo nell’incontro con un fruitore. È in quello sguardo esterno che la fotografia vive, cresce, cambia significato. Fotografare per sé stessi può essere un gesto profondo, ma se manca l’altro — chi guarda, chi interpreta, chi si emoziona — la fotografia resta incompiuta.

In questo senso, le mostre fotografiche sono fondamentali. Non solo spazi espositivi, ma luoghi d’incontro e confronto. Ogni mostra permette alle immagini di uscire dall’isolamento digitale e di tornare a dialogare con il pubblico. Se la fotografia non avesse bisogno di un fruitore finale, non avrebbe senso esporla. Le mostre, invece, testimoniano il bisogno di condividere, di comunicare attraverso le immagini.

Riflettere oggi sul senso della fotografia significa quindi chiedersi non solo cosa vogliamo esprimere, ma anche a chi vogliamo rivolgerci. La fotografia contemporanea deve tornare a essere un linguaggio comprensibile, onesto e capace di emozionare. Non serve complessità per dare valore a un’immagine ma piuttosto serve autenticità.

Personalmente credo che solo ritrovando un equilibrio tra introspezione e condivisione, tra chi scatta e chi osserva, la fotografia possa continuare a vivere davvero. Per me fotografare è ancora un modo per incontrare l’altro, per pensare attraverso le immagini e, soprattutto, per emozionarsi insieme.

Luciana.

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